Il Fintech: un’opportunità per le banche

Introduzione

In un contesto di rapida trasformazione, dove la digitalizzazione è l’elemento propulsore, le banche tradizionali hanno dovuto ripensare al proprio modello di business non basandosi solo su una revisione dei modelli distributivi ma su una vera e propria trasformazione nella cultura, nei comportamenti e nelle strategie. La tecnologia digitale ha letteralmente invaso il mondo finanziario, provocando profondi mutamenti in ogni segmento di questo mercato.

La rete ha aperto nuove opportunità di business e ha ridotto significativamente il costo di nuove iniziative e di nuove startup. In questo contesto si sono fatte spazio le Fintech, aziende in cui convergono competenze finanziarie e competenze tecnologiche e che, superata la fase iniziale di sperimentazione, si muovono sempre più verso obiettivi di business tangibili, proponendo un ripensamento dell’esperienza del cliente nella fruizione dei prodotti e dei servizi finanziari. Le ragioni del successo delle startup Fintech possono essere riscontrate nel modo di operare di queste nuove aziende, capaci di mettere al centro le persone, offrendo loro esperienze con alti livelli di soddisfazione, attraverso soluzioni comode, semplici e rapide, tutti concetti alla base della digital economy.

Anche numerosi trend socio-economici, regolamentari (es. PSD2) e tecnologici hanno contribuito al ridisegno dello scenario competitivo dell’industria dei servizi finanziari. In questo quadro, le Fintech, hanno conquistato un posto all’interno del mercato e hanno imparato a guadagnarsi la fiducia dei consumatori.

Prima solo prototipi, poi preoccupazione per gli operatori tradizionali; il messaggio che in questo lavoro si vuole lanciare è che le Fintech rappresentano oggi una bella opportunità per le banche e gli operatori tradizionali. A loro volta, per le Fintech è importante, e vedremo perché, collaborare con queste istituzioni tradizionali. La loro integrazione e il condividere i loro punti di forza è la nuova prospettiva che si apre e che appare favorevole non solo per entrambe ma per tutto il settore finanziario e per i loro utenti.

L’evoluzione odierna delle banche italiane

L’evoluzione tecnologica e l’affermazione del digitale, non solo hanno influenzato in modo rilevante le strategie ed i programmi di investimento delle banche italiane ma, hanno portato le stesse a riflettere su quello che può essere definito il nuovo modo di fare banca.

Recentemente in qualche rivista si è potuto leggere frasi come “il futuro delle banche è la digitalizzazione”. È vero che sono in arrivo tante novità in merito ma, a mio parere, quel futuro è già arrivato, quel futuro è divenuto già presente. Basti pensare che più della metà delle operazioni bancarie, che oggi vengono effettuate, sono operazioni digitali e alla quotidianità che hanno assunto termini come bitcoin, robo-advisor, ed altri.

La sfida della trasformazione digitale stimolerà un’interazione più costante con i clienti grazie ad un’offerta di soluzioni sempre più innovative. Questa trasformazione digitale ha già portato le banche ad ampliare, oltre che quantitativamente, anche qualitativamente i propri servizi e le future generazioni vedranno ulteriori incrementi in tal senso.

Il web e i canali digitali sono diventati luoghi in cui dialogare con la clientela; la diffusione dell’internet banking si consolida sempre di più così come cresce significativamente la quota dei clienti che comunicano quasi esclusivamente tramite dispositivi e applicazioni mobile.

Il cliente odierno è ormai abituato a navigare in internet ed utilizza il web in cerca di offerte e soluzioni vantaggiose, sia della propria banca che di banche concorrenti. Nel comunicare con la propria banca, oltre 17 milioni di persone scelgono questo canale e ben 18 milioni di conti correnti sono abilitati ai nuovi canali. Nei paesi con la maggiore penetrazione del banking on-line emergono veri e propri fenomeni di sostituzione tra reti fisiche e reti digitali1. In Italia, non siamo ancora in tale situazione ma la tendenza sembra essere questa e nei rapporti di complementarietà tra canali fisici ed automatizzati, questi ultimi vanno acquisendo un peso specifico sempre maggiore.

Nel settore bancario si sta diffondendo con forte enfasi anche l’utilizzo dei social media, consideranti non solo come un semplice canale di comunicazione con l’esterno, ma sempre più un importante punto di contatto con la clientela sia attuale che potenziale. A conferma di ciò, una recente ricerca svolta dall’ABI mostra che il tutte le banche di grandi dimensioni sono già attive sui canali social e per le banche di media dimensione la percentuale si aggira al settantuno per cento.

In questo nuovo modo di fare banca, il focus è tutto convogliato sul cliente. Il cliente  viene messo al centro dell’attenzione, dell’evoluzione delle tecnologie informatiche, delle scelte strategiche e di quelle organizzative. La relazione con il cliente e il rapporto fiduciario assumono un ruolo centrale per il presente e il futuro delle banche.

Per questo motivo, la banca ha l’obiettivo di conoscere sempre meglio i propri clienti analizzandone i comportamenti, cercando di valorizzare le risorse informative di cui dispone ed enfatizzando le competenze relazionali del proprio personale. Fare banca oggi, a differenza del passato, non significa soltanto realizzare numerose transazioni ma anche e soprattutto “costruire relazioni”.

A testimonianza di ciò, oggi, un numero sempre crescente di banche realizza analisi di customer satisfaction. Nel 2011 quando ho realizzato la tesi di laurea triennale dal titolo “Il CRM nelle banche: un modello gestionale innovativo” si intuiva già la direzione che le banche stessero prendendo. Tuttavia, la velocità con cui l’innovazione ha investito il settore ha stravolto alcuni aspetti e modi di operare sorprendendo anche gli addetti ai lavori.

Il Customer Relationship Management, che allora era visto come uno strumento dell’area marketing, veniva proposto da me come un modello innovativo per la gestione dell’intera azienda. È stato proprio grazie alla sua introduzione che la banca ha visto considerevolmente aumentare i canali attraverso cui comunicare con il cliente. Presentato in questo modo, il CRM ha evidenziato l’importanza, divenuta poi necessità, di avere un adeguato sistema tecnologico che sia in grado di raccogliere dati, trasformarli in informazione e da qui, utilizzare la conoscenza acquisita per mettere in moto i processi decisionali 2. Oggi, il CRM è un qualcosa di imprescindibile per le banche ma, allo stesso tempo, un qualcosa la cui presenza viene data per scontata e ovvia. Ecco la velocità che ha investito questo settore e che ha spinto le banche ad accelerare il progresso per poter stare a passo con i tempi.

 

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Problemi gestionali ed organizzativi di un’azienda di credito, Prof. Marco Giannini, 2018

Il CRM nelle banche: un modello gestionale innovativo, tesi di Laurea di Diego Di Salvo, 2011

 

Peculiarità e ambiti del Fintech

Il mondo bancario si ritrova oggi a fronteggiare due importanti sfide: la prima, connessa al venire meno della profittabilità del core business (raccolta-impiego del denaro), a causa della politica monetaria in atto, la seconda, quella che per alcuni è considerata la più temibile nel lungo termine, è legata alla concorrenza di nuovi entranti che si propongono come possibili “fornitori alternativi” dei prodotti e servizi tradizionalmente forniti da banche e intermediari finanziari.

È in questo contesto che nasce il “Fintech”.Con il termine inglese FinTech, la cui etimologia deriva dall’unione delle parole financial e technology, si indica l’innovazione finanziaria resa possibile dall’innovazione tecnologica, che si concretizza nella nascita di nuovi prodotti, processi e modelli di business, producendo un effetto determinante sui mercati finanziari, sulle istituzioni, sull’offerta di servizi e sugli utenti; l’utilizzo della tecnologia costituisce pertanto un elemento necessario per rendere possibile l’innovazione finanziaria 3

Vista la loro natura altamente tecnologica, le imprese tecno-finanziarie sono generalmente nuove imprese che fondano la loro stessa filosofia di affari sulle ICT, contrapponendosi alle più tradizionali aziende già esistenti. La crescita della tecnofinanza è esponenziale poiché i servizi a cui può applicarsi sono, sostanzialmente, tutti quelli della finanza tradizionale, dalle transazioni e pagamenti all’intermediazione finanziaria, fino alla gestione del rischio finanziario e alle valute elettroniche. Tali nuovi entranti generalmente si specializzano su un segmento specifico della “catena del valore” del business finanziario, con l’obiettivo di fornire servizi fino a prima offerti dagli operatori tradizionali, ad es. le banche, e di attuare così una “disintermediazione” della relazione cliente-banca 4

Le possibili ragioni dell’affermazione delle numerose start-up attive nel settore Fintech risiedono anzitutto nella loro connaturata capacità di creare innovazione tecnologica e, in secondo luogo, nella rapidità con cui queste sono in grado di impiantare le innovazioni conseguite nei vecchi e nuovi servizi, essendo svincolate da sistemi tecnologici preesistenti. La loro attività, inoltre, contribuisce allo sviluppo del credito non bancario, colmando una lacuna del mercato dei capitali.

Gli scenari futuri sono un po’ incerti. Infatti, mentre in un primo momento sembrava configurarsi un sistema finanziario nel quale i soggetti tech avrebbero offerto agli intermediari i servizi tecnologici propedeutici allo sviluppo di nuove modalità di intermediazione, che comunque sarebbero rimasti in capo agli intermediari tradizionali; oggi, il Fintech potrebbe segnare l’ingresso degli stessi giganti della tecnologia informatica e dei social media nel sistema finanziario, stimolando enormemente la competitività in tale settore.

Proprio in considerazione di ciò, le banche e gli operatori finanziari tradizionali hanno cominciato a vedere le Fintech come una possibile minaccia per il business tradizionale mostrando segnali di preoccupazione nei loro confronti. Ciò emerge anche dal Global Fintech Report redatto dalla PwC nel 2017 che ha coinvolto oltre 1.300 aziende finanziarie e Fintech situate in 71 diversi Paesi nel mondo inclusa l’Italia. Il report mette in evidenza come l’89% delle banche europee e l’82% di quelle italiane abbia dichiarato di vedere nelle Fintech una possibile minaccia, in particolare su alcune aree della catena del valore come quella dei pagamenti (si pensi al successo che Satispay ha registrato nel mondo consumer), del Robo-Advisoring e del Personal Financial Management (dove esempio di successo è MoneyFarm che ha raccolto fondi per 16 milioni di Euro dai venture capital)5

Secondo l’analisi realizzata da Kpmg in collaborazione con H2 Ventures sulle prime 100 Startup Fintech al mondo, la distribuzione per ambito di attività vede una netta prevalenza di Startup del Lending (38%), seguono le realtà del Payment (21%) e le InsurTech (14%), uno dei segmenti di maggior crescita; le RegTech costituiscono il 9% del campione, mentre un peso inferiore è attribuibile alle aziende che operano su Wealth Management (segmento di nicchia) in cui rientrano le soluzioni di Robo Advisor (7%), le Digital Currencies (6%), le Startup con attività in ambito Capital Markets (3%) e Crowdfunding (2%).

 

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 Fintech In Italia. Indagine conoscitiva sull’adozione delle innovazioni tecnologiche applicate ai servizi finanziari, Banca d’Italia, Dicembre 2017.

The FINTECH Book: The Financial Technology Handbook for Investors, Entrepreneurs and Visionaries, Susanne Chishti and Janos Barberis, Wiley, 2016

5Global FinTech Survey, PwC, 2017

 

La PSD2 e l’integrazione Banche-Fintech

I trend per questo biennio, almeno per quanto riguarda l’Europa, saranno influenzati dall’avanzamento delle normative MiFID II, IDD (Insurance Distribution Directive), GDPR (General Data Protection Regulation) e PSD2, che stanno avendo una parte di primissimo piano sul rapporto Fintech-Istituzioni.

Uno dei primi input a molti dei cambiamenti che stanno investendo il settore finanziario si è avuto nel 2007 con la direttiva europea PSD (Payment Service Directive), volta a disciplinare “quelle imprese, diverse dalle banche e dagli istituti di moneta elettronica, autorizzate a prestare i servizi di pagamento”.

La direttiva mirava a stimolare l’entrata di nuovi player nel mercato dei servizi di pagamento (i c.d. Istituti di Pagamento), favorire l’innovazione nel settore e superare differenziali tariffari e inefficienze legate ai tempi di esecuzione dei pagamenti presenti tra gli stati dell’area euro.

Poichè la tecnologia si è evoluta con grande velocità e, ad oggi, molti prodotti e servizi di pagamento innovativi non rientrano nell’ambito di applicazione della PSD, o sono in essa disciplinati ma con un approccio troppo generico, il legislatore comunitario ha ritenuto opportuno stabilire nuove regole. Ciò ha portato alla definizione di una seconda direttiva, la 2366 del 2015, detta PSD2. La Direttiva amplia il perimetro iniziale della PSD, ed in particolare favorisce l’ingresso di nuovi player nel mercato dei pagamenti, in particolare aziende Fintech, definite TPP (Third Part Players), incrementando la varietà di servizi di pagamento disponibili con un focus speciale sui pagamenti innovativi, in particolare quelli mobile. La normativa è destinata a rendere più sicure le transazioni, rafforzando le tutele nei confronti dei consumatori, favorendo lo sviluppo della moneta elettronica e stimolando, allo stesso tempo, la riduzione dei costi per gli utenti6

Tali nuovi servizi sono prevalentemente legati ai pagamenti via internet, e sono di tre tipi: il servizio di disposizione di ordini di pagamento (payment initiation service), il servizio di informazione sui conti (account information service) e il servizio di controllo dei fondi (funds checking service

L’innovazione nei pagamenti digitali passa anche attraverso l’innovazione nei device che permettono di attuare i pagamenti digitali. Il mobile payment è una realtà e lo è diventato anche l’internet of things payment ovvero il pagamento tramite oggetti intelligenti nonché la diffusione dei wearable 7

Tutti questi cambiamenti permetteranno dunque alle Fintech di sfruttare l‘architettura e i dati delle istituzioni per creare prodotti su misura. In modo particolare, per le banche questo vorrà dire avere la possibilità, e in un certo senso la necessità, di appoggiarsi alle Fintech per offrire una esperienza integrata. Il tutto andrà a creare un’ovvia spinta attrattiva anche per le stesse Fintech verso le banche, migliorando l’ecosistema grazie anche ad un ambiente normativo che incentiva la collaborazione tra loro.

Il Fintech sta ridisegnando il mondo delle istituzioni finanziare e sta definendo dinamiche evolutive che rivoluzionano il settore dei financial service. La soluzione che si presenta come vincente per gli incumbent (ma anche per i nuovi entranti) per rispondere alla mutevolezza di un mercato in veloce e continua evoluzione sembra essere la Fintegration. Piuttosto che cercare di costruire rapidamente sistemi Fintech, le Banche si muovono, quindi, con operazioni di apertura verso le stesse realtà che stanno minacciando i loro business.

Le istituzioni finanziarie tradizionali e le società Fintech stanno comprendendo il valore che ciascuna può fornire all’altra.

Il Fintech ha risolto molti problemi complessi per le banche e ha l’agilità di concentrarsi su prodotti che soddisfano esigenze specifiche. Le banche, d’altra parte, hanno economie di scala, marchi e distribuzione. Ecco perché si apre una nuova prospettiva e la collaborazione tra entrambe le entità potrebbe essere vista come una sorta di “combinazione magica”.

Questa collaborazione configura una situazione win-win per entrambi. Le banche presentano vantaggi che sono estremamente difficili da replicare per le Fintech: base di clienti, competenza normativa, infrastruttura, gestione del rischio. Ma ci sono anche un ampio ventaglio di attività che le aziende Fintech possono realizzare per le banche. La sinergia che si prospetta è molto positiva. Le sfide aziendali delle Fintech sono spesso i punti di forza naturali delle società di servizi finanziari tradizionali, motivo per cui la collaborazione rappresenta una grande opportunità per le aziende FinTech e viceversa. Le aziende Fintech e le società di servizi finanziari tradizionali hanno un diverso insieme di vantaggi competitivi. Attraverso la collaborazione, i bisogni reciproci vengono identificati e i punti di forza vengono scambiati al fine di creare una situazione reciprocamente vantaggiosa. Ben gestita, questa sinergia favorirà un migliore cross-selling e un coinvolgimento cross channel.

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until the Eleventh Hour. European banks’ reaction to PSD2, PwC, 2017

PSD2, un’opportunità di crescita per il comparto dei servizi finanziari, Data Manager OnLine, 2016

  

Case study: riscontri nel Gruppo Master CIBA

In questo paragrafo si vogliono analizzare alcuni dati statistici rilevati da società quali KPMG, PwC, ISTAT, Capgemini ed altre, relativi al mercato bancario italiano, ai cambiamenti che lo investono e alle preferenze, conoscenze e propensione all’utilizzo dei nuovi canali bancari da parte degli utenti.

Tali dati riguardano la “generazione Y”, i c.d. Millennials, persone nate tra il 1981 e il 2000 che rappresentano i nuovi consumatori di oggi e sempre più quelli di domani e che mostrano caratteristiche peculiari che li distinguono nettamente dalle generazioni precedenti. Li si vuole confrontare con un campione ben preciso in modo da vedere se c’è una corrispondenza effettiva con tali dati e con ciò che abbiamo riscontrato nei paragrafi precedenti di questo lavoro.

La survey ha coinvolto un campione di 34 individui, studenti della classe della XXV edizione del Master CIBA organizzato dall’Associazione Eraclito2000 a Pisa. Il campione intervistato è composto da individui di età compresa tra i 24 e i 30 anni, quindi rientranti tra i millennials, con una ripartizione pressoché equa tra maschi e femmine. Tale campione è formato inoltre da individui che hanno già completato almeno un percorso di laurea triennale ed equamente distribuito tra popolazione proveniente da piccoli, medi e grandi centri urbani. La somministrazione del questionario è avvenuta tramite questionario cartaceo a risposta multipla.

Dai risultati emersi dalla survey si evince che il campione in oggetto può essere definito come una classe “bancarizzata” in quanto l’84% è cliente di una banca e possiede almeno un prodotto bancario. In questo caso il prodotto più diffuso è il conto corrente. Tale risultato è assolutamente in linea con le indagini a livello nazionale secondo cui a possedere un conto corrente è l’86% del campione 8

Inoltre il 70% si ritiene soddisfatto della sua attuale banca e del rapporto che ha con essa a testimonianza di come il rapporto banca-cliente funzioni. Nonostante la maggior parte delle persone siano appunto soddisfatte, si è provato a chiedere quale fosse quella caratteristica che desidererebbero dalla loro banca o che comunque vorrebbero che essa migliorasse. Tra le caratteristiche elencate, un individuo su due ha scelto la semplicità, a dimostrazione del fatto che il cliente oggi richiede sempre più una rosa articolata di prodotti finanziari ma facili da capire, quasi uno su tre ha scelto l’innovazione e i costi più bassi, mentre solo il 7% richiede una maggiore presenza sui social. Queste sono tutte caratteristiche su cui le banche stanno già lavorando e migliorando, quindi si presume che la strada intrapresa dalle banche sembra essere nella giusta direzione.

A livello nazionale internet e la filiale sono i canali considerati più importanti per l’acquisto e la gestione dei prodotti e servizi bancari e/o finanziari. A seguire, ma con percentuali più contenute, gli sportelli ATM (29%) e il mobile (24%). Anche in questo caso si manifesta la stessa linea di  tendenza del nostro campione con le statistiche a livello nazionale, con una preferenza del 60% sia per la filiale che per il web.

Questi stessi clienti di una banca italiana individuano il web come il canale preferito per ricevere assistenza mentre il nostro campione manifesta una buona propensione verso l’assistenza face-to-face segnalando per ben il 60% dei casi la filiale come canale preferito per ricevere. Da notare anche una buona percentuale, pari al 30%, che utilizza il call center per avere assistenza.

Il nostro campione usa regolarmente l’internet banking con un minimo di due volte al mese (il 65%) e per eseguire sia operazioni di carattere informativo che operazioni di carattere dispositivo. Altro dato interessante è quello relativo all’uso del contante: il 70% si dichiara disposto a smettere di usare il contante, nel momento in cui le carte potessero essere utilizzate per qualsiasi transazione.

Dopo aver analizzato lo stato delle cose, si vuole vedere come il nostro campione si approccia al futuro immediato e ai cambiamenti che stanno interessando il settore finanziario.

In particolare, alla domanda “come vivi i cambiamenti che stanno interessando il settore finanziario?” il 52% ha risposto di affrontare tali cambiamenti con positività e apertura ma c’è il rimanente 48% che mostra indifferenza o addirittura diffidenza verso questi cambiamenti.

Interessante appare anche vedere l’interesse che il campione mostra verso la tematica del Fintech: il 63% mostra interesse verso questa tematica che rappresenta un aspetto importante dell’intero settore finanziario verso cui il 75% degli intervistati mostra fiducia mentre solo un quarto del campione si mostra sfiduciato. Tale fiducia viene riscontrata anche in termini pratici, infatti, qualora disponessero di risparmi di modesta entità, l’85% degli individui intervistati si dichiara disposto ad investire, seppur solo in parte, in strumenti finanziari. Da questa tipologia di domande si riscontra un’aria positiva verso i mercati finanziari e una generale apertura alle innovazioni che investono il settore.

È vero che la maggior parte si dichiara aperta alle innovazioni e mostra interesse per la digitalizzazione finanziaria ma alla domanda “Saresti disposto ad aprire un conto corrente presso Google, Facebook o Amazon qualora aprissero domani una loro banca?” tre persone su quattro rispondono negativamente, preferendo le aziende tradizionali alle Fintech.

Questo risultato mostra come l’integrazione tra le banche e le Fintech, la tesi sostenuta in questo lavoro, sia la strada da percorrere in quanto arrechi vantaggi non solo alle banche ma anche alle Fintech verso cui il campione, ad oggi, mostra un po’ di diffidenza.

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Digital Banking. I bisogni e le aspettative dei clienti delle banche italiane, KPMG Advisory Spa, 2016

  

Bibliografia

Digital Banking. I bisogni e le aspettative dei clienti delle banche italiane, KPMG Advisory Spa, 2016

Fintech In Italia. Indagine conoscitiva sull’adozione delle innovazioni tecnologiche applicate ai servizi finanziari, Banca d’Italia, Dicembre 2017

Fintech Lighthouse Outlook, CeTIF, 2018

Fintech revolution, Rizzi. M.,Egea, 2016

Global FinTech Survey, PwC, 2017

L’era del fintech. La rivoluzione digitale nei servizi finanziari, Ferrari R., Franco Angeli, 2016

La protezione dell’investitore nell’era della digitalizzazione dei servizi di investimento, G. D’Agostino, Consob, 2017

EY FinTech Adoption Index 2017 The rapid emergence of FinTech, Ernst &Young, 2017

Le aziende del Fintech in Italia – Analisi condotta da NetConsulting Cube e PwC, 2017

New factors inducing changes in the retail banking customer relationship management (CRM) and their exploration by the Fintech industry, Marcin Kotarba, 2016.

Problemi gestionali ed organizzativi di un’azienda di credito, Prof. Marco Giannini, 2018

Waiting until the Eleventh Hour. European banks’ reaction to PSD2, PwC, 2017

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World Retail Banking Report, Capgemini, 2017

The FINTECH Book: The Financial Technology Handbook for Investors, Entrepreneurs and Visionaries, Susanne Chishti and Janos Barberis, Wiley, 2016

 

Sitografia

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5 things you need to know about fintech, World Economic Forum, 2016 https://www.weforum.org/agenda/2016/04/5-things-you-need-to-know-about-fintech/

Cinque mosse Fintech che daranno scacco al mercato nel 2018, Milano Finanza, 2018, https://www.milanofinanza.it/news/cinque-mosse-fintech-che-daranno-scacco-al-mercato-nel-2018-201802121655091624

Ecco il futuro del Fintech e del roboadvisory europeo, Enrico Marro, Il Sole 24 Ore, 2018, www.ilsole24ore.com, 2018

Financial technology is proving less of a battleground than feared, The Economist,  www.economist.com, 2017

Finserv = Fintech, http://finiculture.com, 2015

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Il FinTech conquista il 16% degli italiani e un Millennial su tre, Vittorio Carlini, Il Sole 24 Ore, 2017 http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2017-12-09/il-fintech-conquista-16percento-italiani-e-millennial-tre-220620.shtml?uuid=AEWvFsPD

In fintech, China shows the way, The age of the appacus, The Economist, www.economist.com,  2017

In quali settori fintech si investirà nel 2018?, Fintastico, www.fintastico.com, 2018

PSD2, un’opportunità di crescita per il comparto dei servizi finanziari, Data Manager OnLine,  www.datamanager.it, 2016

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The irreversible rise of the investing machinesFinancial Times 2018, https://www.ft.com/content/e1def550-f600-11e7-8715-e94187b3017e

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Diego Di Salvo

Si è laureato in Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Palermo ed in seguito specializzato in Management d’Impresa presso la medesima università. Durante gli studi ha frequentato un corso di Politica Internazionale presso l’ISPI e partecipato ad un progetto Erasmus. In ambito lavorativo ha mosso i primi passi all’estero, precisamente in Olanda, dove ha svolto il ruolo di Business & Product Developer presso la Divisione Europea della Fujifilm. Successivamente è rientrato in Italia dove è entrato a far parte del settore finanziario. Attualmente lavora presso una Banca di Credito Cooperativo. L’attitudine all’ampliamento del proprio bagaglio culturale e la passione per le tematiche economico-finanziarie lo hanno condotto ad intraprendere il percorso formativo del CIBA ONLINE organizzato da Eraclito 2000. Durante il corso ha svolto accurati approfondimenti relativi agli aspetti umani connessi al mondo del lavoro e frequentato con entusiasmo il Corso del Master CIBA dedicato a Banche e Assicurazioni. Il testo che segue è stato presentato come lavoro finale del CIBA online ad una Commissione di Esperti in campo economico-finanziario.