Le Competenze Trasversali

Introduzione

Il discorso sulle competenze trasversali è al tempo stesso antico e moderno ed andremo insieme ad esplorarne i vari aspetti.

Partendo dal significato letterale la Treccani definisce trasversale come:

trasversale (meno com. transversale) agg. [dal lat. mediev. transversalis, der. del lat. transversus «trasverso»].

1. Che attraversa, che è posto di traverso: via t., che ne attraversa un’altra, rispetto alla quale viene considerata; navata t., perpendicolare alla navata centrale e, qualora esistano, anche a quelle laterali (v. transetto1).

2. In geometria, retta t. (o semplicem. trasversale s. f.), incidente a due o più rette complanari tra loro: due rette parallele tagliate da una t. formano angoli corrispondenti uguali; piano t., incidente rispetto ad altri piani. Con sign. diverso, retta t., retta che non sia né orizzontale né verticale.

5. Con uso fig., spec. nel linguaggio politico e giornalistico, di azione, comportamento, iniziativa o altro, che tende a creare schieramenti e alleanze fra gruppi appartenenti a partiti diversi: partito t.; alleanza t.; accordi trasversali. Con altro sign. fig., vendetta t., che colpisce indirettamente la persona che si vuole punire (v. vendetta, n. 1 a). ◆ Avv. tra(n)sversalménte, in senso o in posizione trasversale: collocare, disporre, essere disposto trasversalmente; tagliare trasversalmente una linea, una strada.

Queste prime definizioni ci danno un’idea precisa di trasversale, come qualcosa che attraversa e che riesce ad unire concetti e posizioni tra loro diverse. L’Accademia della Crusca ci viene in aiuto approfondendo ulteriormente il concetto:

TRASVERSALE.

Definiz: Add. Che va per traverso. Lat. transversarius. Gr. πλάγιος.
Esempio: Cr. 2. 24. 4. I quali nodi tengono l’umido nelle loro tortuositadi, e poi transversali, infino a tanto che si maturi, e pervenga a soave sapore.
Esempio: Red. Oss. an. 31. È tutto fatto a piegoline trasversali, ed increspate, acciocchè possa allungarsi, e scorciarsi secondo i moti dell’animale.
Esempio: Gal. Sist. 132. Dal qual composto ne risulterebbe, che ‘l sasso descriverebbe non più quella semplice linea retta, e perpendicolare, ma una trasversale, e forse non retta.

Trasversale risulta perciò essere qualcosa che si aggiunge per giungere ad un sapore migliore, ma soprattutto qualcosa che si adatta, allungandosi ed accorciando, ai moti degli animali cambiando forma durante la crescite ed adeguandosi alle forme.

Queste definizioni rappresentano un ottimo punto di partenza per definire le Competenze trasversali, ovvero le capacità che ogni persona matura o scopre di avere e che trascendono dalla classificazione classica, per abbracciare un discorso più ampio che porti a definire meglio la persona, al di là dell’aspetto professionale o del curriculum accademico.

 

Approccio classico: Socrate e il Daimon

La prima forma di pensiero che possiamo identificare come trasversale è probabilmente il Daimon di Socrate.

“C’è dentro di me non so che spirito divino e demoniaco; quello appunto di cui anche Meleto, scherzandoci sopra, scrisse nell’atto di accusa. Ed è come una voce che io ho dentro sin da fanciullo; la quale, ogni volta che mi si fa sentire, sempre mi dissuade da qualcosa che sto per compiere, e non mi fa mai proposte.“

Apologia di Socrate

Il concetto è quanto mai complesso ma ci si può avvicinare identificando il Daimon come quella capacità che ognuno di noi scopre di avere quando si accorge di saper fare qualcosa al meglio, con naturalezza ma al tempo stesso con sicurezza e passione. Una sorta di filtro interiore capace di frenarci quando stiamo per fare una scelta sbagliata, ma che quindi libera risorse personali per giungere alla eudaimonia, ovvero alla felicità intesa in senso più ampio, che possiamo interpretare come realizzazione personale.

Fin qui ognuno starà visualizzando mentalmente un’attività in cui risulta portato, che magari ha scoperto casualmente e che pratica nel tempo libero. Ma cosa serve in più per renderla una competenza trasversale?

 

Approccio moderno: l’esempio di Steve Jobs

Una risposta si trova certamente nel discorso di Steve Jobs agli studenti di Stanford del 12 giugno 2005, nel quale affermava i concetti di Stay hungry, stay foolish che potremmo tradurre come “Siate affamati, rimanete folli”, ovvero non smettete di cercare risposte e di avere fame di conoscenza e di novità e non abbiate paura di infrangere i dogmi acquisiti seguendo strade innovative e che i più considerano impossibili.

Mi ha colpito soprattutto un passaggio:

“Il Reed College all’epoca offriva probabilmente la miglior formazione del Paese relativamente alla calligrafia. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai dei caratteri serif e san serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era artistico, bello, storico e io ne fui assolutamente affascinato.

Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare una applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E’ stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale.”

Steve Jobs

Questo discorso è uno spaccato di vita, aziendale ed umana nonché un insegnamento per i giovani ma è anche interessante notare come spieghi che di fatto una delle trasformazioni più importanti nel campo dell’informatica sia nata in realtà grazie ad un corso di calligrafia. Due mondi quanto mai distanti che si incontrano e si fondono grazie ad una passione e ad un percorso di apprendimento, oltre ovviamente alla capacità di vision che ha poi accompagnato Steve Jobs per tutta la vita. Questo mix di capacità e di vision ne ha fatto un esempio per tutti grazie alla capacità di intendere i bisogni del mercato partendo dai bisogni delle persone, dalla ricerca del bello e del non convenzionale, un qualcosa che potesse contribuire a rendere migliore la vita delle persone, andando oltre lo status symbol e le teorie classiche per affermarsi in maniera reale e definitiva.

Altri esempi: da Olivetti a Grom

Non occorre andare così lontano per trovare altri esempi, pensiamo ad esempio all’idea di Olivetti di passare dalle macchine da scrivere al Personal Computer o nei tempi più recenti alla scelta di Giorgio Faletti di radunare tutte le sue conoscenze e trasferirle su carta a partire dal romanzo Io uccido per poi diventare uno degli scrittori più apprezzati nel mondo. Questo ci insegna che la scoperta delle proprie capacità non avviene in un momento specifico, ma fa parte di un processo continuo nel quale l’idea finale può manifestarsi in qualsiasi momento e bisogna avere la volontà e lo spirito di sacrificio per coglierla e seguirla.

Altri esempi dei giorni nostri possono essere dati dalla scelta di imprenditori illuminati di investire nel chilometro zero, pensiamo a , Eataly, Slow Food, Grom e tutta una filiera di persone che hanno riscoperto una passione, scegliendo di investire in essa e di crederci, con impegni in termini di risorse, tempo, idee.

Chi avrebbe pensato, solo qualche anno fa, di investire nella produzione di gelato ragionando in termini aziendalistici legati al territorio? L’unica scelta sembrava quella della produzione di massa, ma c’è che ha saputo intravedere un percorso alternativo nella riscoperta dei gusti tradizionali, della qualità e dell’attenzione agli ingredienti. Questa è una delle chiavi che può aiutare a distinguersi in tempi di crisi, scegliere qualcosa che rappresenti per noi una spinta o una passione e che ci porti a tirare fuori qualità (e nel tempo risultati) che vadano oltre il nostro agire quotidiano, facendo vedere chi siamo e mostrando, talvolta anche a noi, di cosa si è capaci. Solo allora il frutto del nostro lavoro o dei nostri studi sarà unico e si distinguerà dalla massa.

Ciò che caratterizza una competenza trasversale è perciò il fatto di applicare un talento in un campo apparentemente impensato e trarne il massimo beneficio in termini di soddisfazione personale, professionale ma anche e soprattutto come elemento per rafforzare l’idea che abbiamo di noi e delle nostre capacità.

Pensiero orizzontale, laterale e trasversale

Classicamente siamo abituati a dividere il pensiero in due branche principali: il pensiero orizzontale collegato alla logica, al lavoro ed allo studio ed il pensiero laterale legato alla creatività. Da qualche anno ha però preso piede la consapevolezza di un pensiero, detto appunto trasversale, capace di abbracciare entrambi i filoni e di portarci a risultati importanti senza averne quasi consapevolezza.

Il fatto di seguire la propria via (se si predilige la visione orientale) o di costruire il proprio percorso personale e di crescita non deve essere però scambiato con il fatto di svolgere il lavoro dei propri sogni. Attiene invece ad un discorso più profondo di ricerca interiore e di lavoro sullo stimolo delle capacità che risiedono dentro di noi, ma di cui magari non siamo neanche a conoscenza o che reputiamo superflue e non idonee. Quante volte vi è capitato di scoprire di esser bravi nel fare qualcosa che non pensavate?

Un esempio in questo senso lo si ha ogni volta che si affronta un colloquio di lavoro. La propensione naturale è quella di mettere in evidenza il percorso di studi, la competenza in alcune materie o il voto di laurea. Tutto ciò è importante, di sicuro, ma al giorno d’oggi non più sufficiente. Molti al pari di voi avranno fatto gli stessi studi o un percorso similare. Bisogna cercare perciò qualcosa di unico e personale, che vi sappia far risaltare e metta in luce le vostre capacità che costituiscono un fattore di unicità.

Distinguersi ai colloqui e nel compilare il CV

Chiunque si approcci al moderno mercato del lavoro (e lo stesso vale anche per molte categorie in campo artistico, letterario, sportivo e così via) deve dimostrare di avere qualcosa in più, un quid pluris che lo caratterizzi e lo faccia emergere.

Anche qui la soluzione immediata sarebbe correre ad inserire passioni e competenze di livello altissimo, per impressionare l’interlocutore. Saremo poi in grado di sostenerle al momento del colloquio? Sapremo rispondere ad una domanda tecnica, magari inaspettata e fatta apposta per metterci in difficoltà?

La scelta ottimale è perciò quella di interrogarsi un attimo con onestà, farsi un esame approfondito e considerare quale delle nostre competenze e capacità non abbiamo mai considerato finora.

Ciò rappresenta un primo passo verso un discorso più ampio di onestà e coerenza che può portare ad emergere in diversi contesti. Infatti dopo la prima impressione si svolgono spesso lavori di gruppo (nel caso dei colloqui) o comunque situazioni in cui il candidato (per la posizione o per l’attività scelta) si trovi costretto a mostrare il vero carattere e quindi far uscire le competenze trasversali di cui sopra. La scelta di porre domande strane o di ideare role play in cui ci si trova in gruppo su isole tropicali o in contesti estremi serve infatti a questo, a togliere il candidato dal contesto canonico per vedere quali qualità sa tirar fuori e come sa rapportarsi in un gruppo e quindi, in ultima analisi, chi è davvero.

Selezionare le capacità da mettere in luce

Un punto fondamentale a monte di ciò può essere pertanto il fatto di considerare chi si è e come si intende porsi verso l’altro, indipendentemente dal contesto. Ritornando al colloquio di lavoro ed alla stesura del curriculum l’inserimento di un’attività sportiva può denotare la capacità di lavorare in gruppo. Ricordiamoci però che non occorre per forza porsi tutti come leader, per alcune posizioni può essere richiesto di sapersi adattare e saper eseguire perciò non abbiate paura di scrivere le vostre vere caratteristiche. Nel caso si prediligano giochi di strategia, scacchi ed affini potrebbe essere una caratteristica che mette in luce una persona che voglia presentarsi per un lavoro in ambito organizzativo o di gestione di gruppi.

Un altro caso ancora potrebbe essere lo studio dell’arte. In troppi sottovalutano la possibilità di collaborare con associazioni e fondazioni, magari pur essendo inseriti in una realtà di contesto completamente diverso ma che debba allestire una mostra o valorizzare il patrimonio artistico di un territorio. Se si è insicuri, ambiziosi, avventati o timidi ciò emergerà perciò meglio prenderne coscienza e capire come tenere sotto controllo i vari aspetti. Sono importanti la capacità di gestire lo stress, essere un leader orizzontale o comunque sapersi mettere in mostra sotto una luce positiva ma al tempo stesso non bisogna mentire, per evitare di trovarsi in situazioni difficili o imbarazzanti.

Le competenze sopra citate unite a tutte quelle che possono venirvi in mente risultano essenziali anche nel caso si scelga di intraprendere un’attività in proprio. Troppi sono convinti che basti internet per fare successo. Alla base serve sempre un’idea innovativa, che riunisca le competenze del gruppo, che si distingua dalle offerte della concorrenza ma soprattutto che denoti personalità e carattere, due fattori che possono provenire solo dalla somma dei valori e delle convinzioni dei fondatori. Solo a quel punto internet può interpretare la propria funzione, quella di vetrina sul mondo ma al tempo stesso bisogna essere consci che nel momento in cui ci si inserisce in una rete di relazioni, anche se professionali, bisogna essere preparati, motivati e sicuri della propria idea. Al momento di presentare un business plan per richiedere un finanziamento infatti verrà tenuta molto in considerazione la passione del candidato per vagliare la possibilità di portare a termine il progetto o adeguarlo ai cambiamenti del mercato.

Applicazioni pratiche:la consapevolezza di sé

A questo punto credo che l’idea iniziale per alcuni può cominciare ad essere un po’ più confusa. La consapevolezza di ciò che ci piace fare permane ma l’effettivo utilizzo pratico della stessa è meno certo. Come fare a scegliere le capacità giuste da mettere in evidenza? Come verranno lette dal selezionatore?

Se state pensando questo siete sulla strada giusta. Lo studio di sé e delle competenze trasversali è un processo continuo, che cresce man mano e si modifica a seconda del nostro percorso. In ogni caso talvolta può far bene ripensare all’inizio, a quella cosa magari semplice dalla quale siamo partiti per cominciare il nostro percorso di crescita ed affermazione.

Questo è un modo salutare per allenare la vision, calibrandola su di noi e sul nostro sentire per evitare di farci influenzare dall’esterno da malumori del mercato, visioni pessimistiche o altri elementi distorsivi. Il fatto peggiore è infatti quello di mentire a se stessi per adeguarsi alla visione di qualcun altro, perché la si ritiene importante. Per citare nuovamente Steve Jobs:

“Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario.”

Se ci fermiamo un secondo a guardare il percorso accademico e lo mettiamo in luce con le nostre aspirazioni la risposta potrebbe essere già lì. Dobbiamo avere ben chiaro cosa ci piacerebbe fare e anche se magari non si realizzerà sul piano professionale potrà esserci utile per dare un’immagine positiva di noi e mostrarci senza più insicurezze.

Il fattore fondamentale alla fine è il fatto di essere consapevoli di chi si è (almeno in parte), di cosa si è capaci (e lo vedremo negli occhi degli altri) ed infine della necessità di tessere relazioni su un piano paritario e corretto. Il fatto di spaziare e conoscere persone negli ambiti più disparati sulle prime potrà sembrarci inutile, ma con il tempo risulterà fondamentale allorquando si arrivi a dover cercare competenze e professionalità. Allora ci si ricorderà di un incontro, magari fortuito e perciò occorre sempre attenzione all’impressione ed all’importanza di uno scambio relazionale che non costa poi molto ma può rappresentare un elemento distintivo e reputazionale. 

Se ripensiamo agli incontri fatti in questi anni quali sono stati importanti per le nostre scelte? Quali ci hanno mostrato un percorso che ci sarebbe piaciuto ma a cui abbiamo rinunciato perché magari è mancato il coraggio o la possibilità? Tenere vivo il fuoco delle proprie passioni è essenziale per distinguersi in maniera positiva e mostrarsi senza più incertezze.

Conclusioni e spunti

Alla fine di questo discorso vi sarà chiaro il percorso per cercare di capire come sviluppare o sfruttare le competenze, senza inserirle forzatamente nel curriculum o fare colpo. Ripensando un attimo alla proprie passioni, guardandosi dentro con calma ed attenzione, ecco che in quel momento arriverà la consapevolezza dell’importanza di quell’azione o quell’attività, in primis per noi, perché alla fine tutto ciò è un modo per raccontare noi stessi e riscoprire la parte migliore di noi.

Per qualcuno potrà risultare difficile, soprattutto se considerato da un punto di vista lavorativo. Per anni ci hanno infatti insegnato a scindere la parte professionale da quella personale ma oggi non è più possibile, non realmente. Se cerchiamo di celare alcune parti di noi, esse verranno fuori sotto stress o durante i lavori di gruppo. Perciò, anche se è più difficile, meglio cominciare a capire come porsi in quanto persone, capire i punti di forza e di debolezza ma cercando anche una chiave che ci renda unici, che arricchisca il nostro discorso e che ci faccia emergere, senza però sovrastare gli altri. Una sorta di storytelling arricchito dalle esperienze personali e dalla scelta di esempi da seguire, seguendo chi dimostra di credere in ciò che fa, scegliendo accuratamente quale parte di noi mettere in risalto ma accettando al contempo i lati più
spigolosi, per evitare che affiorino nel momento sbagliato.

Quali ritenete siano le vostre competenze trasversali? Le avete mai considerate abbinate al vostro percorso lavorativo? Qualche attività svolta per svago vi ha mai spiegato qualcosa di voi di profondo e personale che non conoscevate?

Esercitarsi

Al termine di questo discorso penso possa essere utile per alcuni di voi un piccolo esercizio relativo ai colloqui di lavoro. Se infatti per quanto riguarda il CV è sufficiente rileggere quanto sopra per decidere cosa inserire riguardo la parte personale (ricordandosi però di verificare sempre il settore dell’azienda, il tipo di mansione per la quale ci si propone, la vision ed i valori aziendali), per la parte pratica può essere utile un ultimo lavoro su di sé. Una delle domande di rito è: Come si vede lei tra 5 o 10 anni?

Ovviamente non esiste una domanda giusta e spesso non si è preparati a rispondere. Perciò proviamo a fare un passo indietro. Respirando e pensando con calma, come vi vedete rispetto a cinque anni fa? Come vedete il percorso fatto finora?

Per poter proiettare il nostro percorso in avanti di cinque o dieci anni è fondamentale identificare prima il sentire attuale, per acquisire consapevolezza e self control. Solo così si riuscirà ad essere credibili ed incisivi. Un rischio sarebbe infatti quello di rispondere con una proiezione esagerata. In quel caso il nostro corpo ci tradirebbe, rivelando una serie di micro-movimenti per noi quasi impercettibili ma chiarissimi ed importanti per un selezionatore del personale.

Se invece si affronta questa analisi con serietà ed impegno sarà possibile liberare la parte più vera di noi, quella legata al concetto originario ed istintivo di trasversale, fondendo insieme il pensiero razionale con l’impulso e la grinta che attengono al lato irrazionale ed emergere così in maniera convincente ed originale rispetto al gruppo.

Perciò provate ad immaginare. Quali sono state le scelte che vi hanno portato a scegliere il vostro percorso? Sono le stesse che vi guidano oggi?

Se poteste cambiare qualcosa cosa cambiereste? Questa domanda ricordate di porvela sempre, perché non è mai troppo tardi per correggere la rotta. Vi sentite appagati o pensate che manchi qualcosa? In quel caso siate artefici del cambiamento e scegliete chi volete essere e di conseguenza come porvi rispetto al problema ed alla situazione.

Adesso scrivete su un foglio le prime dieci parole che pensate possano descrivere il percorso e almeno cinque che possano descrivere voi in chiave positiva e negativa. Senza pensare. Adesso avrete davanti a voi una mappa di come vi vedete. Potrete personalizzarla e scegliere dove e come intervenire ed inserire, collegandoli a matita, nuovi termini che rappresentino slanci personali o professionali. Rivedendo ogni tanto questo schema o realizzandolo ex-novo potrete sempre avere la rappresentazione di come vi vedete e dove pensate stia andando il vostro percorso, potendo intervenire e magari andando ad esplorare parti di voi che diversamente sarebbero rimaste in ombra.

La verità a quel punto trasparirà prima dal vostro viso e vi metterà in luce rispetto al gruppo o agli altri candidati, ricordando magari a voi stessi esperienze e particolari che normalmente avreste trascurato, reputandoli non attinenti o trascurabili. Ma ormai avrete imparato che ogni parte di voi è fondamentale ed importante, se vista sotto la giusta luce e forse le scelte da fare sono un po’ più visibili.

Libri consigliati per gli approfondimenti:

Andare oltre – Idee per lo sviluppo delle competenze trasversali, Claudio Palumbo, Santa Croce

Il pensiero obliquo, John Kay, Codice edizioni

Steve Jobs – La storia continua, Jay Elliot, William L. Simon, HOEPLI

Nuovi modelli di leadership, Mirco Gasparotto, Guido Granchi, De Vecchi, Giunti Editore

Psicotecnologie connettive, Derrick De Kerckhove, Egea

Il linguaggio del cambiamento – Elementi di comunicazione terapeutica, Paul Watzawick, Universale Economica Feltrinelli

La vita che vuoi, Leela, Prasad, Alvina, Universale economica Feltrinelli

Cavalcare la propria tigre, Giorgio Nardone, Ponte Alle Grazie

Possibilità economiche per i nostri nipoti, John Maynard Keynes, Adelphi

Il sussurro e il rumore del mondo, Claude Javeau, Armando Editore

La vetrinizzazione sociale, Vanni Codeluppi, Bollani Boringhieri

Comunicare in azienda, Carlo Bisio, FRANCOANGELI

Dovunque tu vada ci sei già, Jon Kabat-Zinn, TEA,

L’arte di saper ascoltare, Plutarco, Grandi Tascabili Economici Newton

Oracolo manuale e arte di prudenza, Baltasar Graciàn, GUANDA

Cambiare idee, Howard Gardner, Universale Economica Feltrinelli

 

Scarica l’articolo in pdf QUI.

Luca Calderan

Vive ed opera a Torino, è laureato in Commercio Estero presso l’Università degli studi di Torino e lavora da anni a livello impiegatizio presso importanti gruppi bancari ed assicurativi. Dotato di una cultura vasta ed eclettica, che lo ha portato a sviluppare e scoprire talenti anche in ambito non lavorativo, ciò lo ha portato a partecipare a progetti paralleli quali la band The Thing, con concerti e diffusione di video sui più importanti network a livello nazionale e la realizzazione di libri quali il romanzo fantasy collettivo Il Picco degli Angeli per l’editore torinese District Games. Uno spazio importante è infine costituito dalla passione per l’informazione, che lo ha portato, dopo anni di collaborazioni presso giornali locali, a creare il blog di informazione Taurinews, che raduna e dà spazio a giovani redattori di Torino per raccontare gli sviluppi della città e trattare argomenti di cultura e società di più ampio respiro (quali storia, arte, musica, cinema) con interviste ad esperti anche in ambito business.