Il pensiero comprensivo

Adottare il pensiero comprensivo per evitare la limitatezza del pensiero unilaterale.

 

Introduzione

Parto da un dato di fatto: viviamo in una realtà multiculturale e in un mercato segnato a lungo dalla globalizzazione .

Interagiamo ogni giorno con persone che hanno costumi e comportamenti nuovi rispetto ai nostri, si è spesso coinvolti in dibattiti e scambi di opinione su tematiche forti che implicano conoscenza e grande rispetto dell’Altro.

In ragione di questo scenario credo che sia particolarmente interessante ed utile proporre  un approccio di pensiero denominato comprensivo o  multifattoriale che ha come fine quello di ampliare la nostra visione del mondo rendendola più comprensiva e tollerante rispetto a punti di vista differenti .

Il mio riferimento culturale è Jerome Liss, grande psichiatra americano, che ho avuto l’onore di conoscere personalmente e di cui seguo ed applico da anni, ammirata, il metodo.

Nel nostro quotidiano facciamo frequentemente esperienza di pensiero unilaterale.

Cosa significa? Significa semplicemente che, a fronte di un qualsiasi problema, decretiamo:“questa è l’unica conclusione possibile “

Se riflettiamo su questo nostro comune modus pensandi ricollegandovi il nostro vissuto, possiamo agevolmente constatare come esso generi con facilità conflitto .

L’Altro, nella maggior parte dei casi, risponde a tono e si chiude “ a riccio “ sulla propria visione delle cose. Con estrema difficoltà si trovano soluzioni e, comunque, una delle due persone coinvolte ne esce con l’amara sensazione di una sconfitta.

Sviluppare e promuovere il pensiero comprensivo invece consente di mettere le nostre proposte accanto a quelle degli altri per lavorare insieme verso un obbiettivo finale .

La frase che chiarisce la portata e l’efficacia del pensiero comprensivo è sicuramente questa :“ho espresso in questo contesto la mia opinione ma sono sicuro che altre persone possono offrire  idee altrettanto valide e necessarie per risolvere il problema”

 

Espressioni del pensiero unilaterale e del pensiero comprensivo: un confronto

Può risultare utile focalizzare insieme le espressioni che pronunciamo utilizzando l’approccio unilaterale

“Io la penso così e vado dritto in questa direzione”

“Non ho mai cambiato idea , non mi pongo neanche il problema”

“Questa è la mia opinione e non intendo cambiarla”

“La mia decisione è questa , non mi interessa cosa pensano gli altri”

“Ho una lunga esperienza sulla quale baso la mia posizione , non intendo assolutamente ascoltare pensieri diversi”

 Adottare il pensiero comprensivo o multifattoriale comporta un’evoluzione del pensiero e suggerisce un fraseggio articolato nel modo che segue:

 “ Questa è una proposta che sicuramente può essere arricchita da altre idee-“

“ Vorrei che ognuno esponesse la soluzione del caso per giungere ad individuare quella migliore “

“Ogni apporto alla soluzione del problema è come il singolo pezzo che costituisce il puzzle, è essenziale”

“Sono consapevole che più menti a confronto elaborano un progetto migliore rispetto al singolo lavoro”

“Insieme individueremo vantaggi e svantaggi che può comportare la scelta aziendale di una maggiore informatizzazione del settore x”

“ Le idee che si confrontano non si sommano ma si moltiplicano”

Non sfugge come il nostro modo di comunicare, agire e presentarci trasudi di pensiero unilaterale.

Bisogna riflettere attentamente su questo aspetto perché quando seguo il pensiero unilaterale nel rapporto con l’Altro è come se io procedessi alla costruzione di un muro di separazione .

Fermiamoci per un momento su questa immagine : io che costruisco, con le mie mani, un muro che mi separa e allontana dall’Altro.

 Molto spesso e con una buona dose di superficialità, non offriamo la possibilità di parlare a chi vicino a noi, e, in un certo senso, ne neghiamo l’esistenza.

L’Altro, da parte sua, inevitabilmente si irrigidirà interrompendo la comunicazione.

Applicando il pensiero unilaterale ostacoliamo il dialogo, non comunichiamo costruttivamente e non condividiamo alcunché, piuttosto creiamo barriere  preparando il terreno allo scontro e al conflitto.

 

Jerome Liss ed il pensiero comprensivo

Perché rivolgere la nostra attenzione al pensiero comprensivo ?

Come magistralmente insegna Jerome Liss, di fronte ad una situazione complessa occorre esaminare i vantaggi e gli svantaggi, i guadagni e le perdite, i più e i meno .

Ogni persona è portatore di fatti, esperienze e argomentazioni modulati in base alle proprie priorità personali. Queste priorità non appartengono al mondo asettico dell’oggettività ma sono il prodotto della vita delle persone e della loro individualità unica.

Liss rappresenta con un’immagine efficace la logica della causalità unilaterale: la palla da biliardo 1 colpisce la palla da biliardo 2 ed essa si muove. Quando il pensiero si semplifica, si finisce per ridurre situazioni complesse, con tante cause di vario ordine, a sintesi radicali di questo tenore:

loro sono i nostri nemici conviene attaccarli per distruggerli altrimenti saranno loro a prendere il sopravvento.

In buona sostanza, le situazioni nelle quali andiamo ad agire, possono essere viste da più lati, occorre  essere consapevoli della complessità e non chiudere la realtà entro i concetti semplificati di bianco-e-nero.

Nel concreto del nostro vivere questo significa  evitare di dire “hai torto”, ed utilizzare un’altra espressione con un impatto costruttivo: “non sono d’accordo, ho un’opinione diversa”.

 

La critica costruttiva

Uno strumento fondamentale del pensiero comprensivo  è la critica costruttiva

Non è piacevole subire critiche, ognuno di noi teme la critica, anche quando sappiamo che è fatta con buone intenzioni, ecco perché  occorre preparare il terreno per la particolare dinamica che la critica crea.

Possiamo intavolare la discussione chiedendo:

“Posso parlare di un problema ? “

“Vorrei sollevare un problema ? va bene ? “

Se abbiamo l’assenso dell’interlocutore, controlliamo la situazione, e l’Altro è pronto a ricevere la critica senza perdere di importanza, il suo ruolo viene rispettato .

Vi è una sorta di richiesta di permesso, “posso? “

Se viene risposto di no, il problema è stato comunque sollevato, descritto e precisato , si è posta una prima attenzione che prelude a soluzioni, senza contare un aspetto sostanziale : i confini dell’Altro non sono stati invasi con modalità aggressive, l’identità dell’Altro è salva.

Ogni volta che esprimiamo giudizi oppure sminuiamo il nostro interlocutore , egli , di contro , non è più aperto all’ascolto e si ripiega nel risentimento oppure in reazioni di eccesso .

Giudicare e insultare comporta l’assunzione di una posizione di superiorità sull’Altro che sente ridurre la sua autostima .

Se invece riusciamo a descrivere, coinvolgere e far partecipi del nostro sentire , ci mettiamo in una posizione di parità umana che è conditio sine qua non  per una sana relazione.

 

La forza del linguaggio positivo

Se ripercorriamo l’iter dei nostri studi, noteremo come siamo stati cresciuti in una cultura che ha seguito l’idea-forza che la crescita avviene attraverso la critica generica e negativa. Quante volte nella nostra carriera scolastica ci stato detto :”il tuo lavoro è inaccettabile, disordinato e superficiale “

 Si può correggere comportamenti ed errori anche introducendo un linguaggio positivo .

Se non ho gradito le parole che mi sono state rivolte posso evitare di dire:

non mi è piaciuto quanto hai detto

Con lo stesso contenuto, posso esprimermi così : avrei gradito udire diversi fatti a sostegno della tua idea contraria

 Per fare un altro esempio chiarificatore, dovendo correggere un gruppo di lavoro posso sentenziare:

questo team non è efficiente

Ma egualmente, con un altro effetto sul piano emotivo, dire

vorrei che lavorassimo più efficacemente

Si tratta di usare le parole con consapevolezza, con l’obbiettivo del riconoscimento pieno dell’Altro, anche quando siamo coinvolti in senso negativo.

Credo inoltre che, anche quando dobbiamo svolgere un ragionamento critico, si possa partire da un apprezzamento per poi passare ad enucleare le cose  che non vanno, è un atteggiamento che contribuisce in maniera decisiva al dialogo.

Ad esempio riferendomi ad un lavoro svolto dal mio team posso intervenire così:

la prima parte del progetto che avete presentato offre spunti molto interessanti da approfondire mentre la parte conclusiva mi sembra necessiti di ulteriori ricerche e chiarimenti in ambito economico-statistico.

Dopo un’osservazione positiva, si è sicuramente più propensi ad accettare una correzione .

 

Un esercizio ed una riflessione

Proviamo ad applicare il pensiero comprensivo nella nostra vita quotidiana utilizzando il linguaggio positivo, la critica costruttiva e soprattutto l’apprezzamento nelle relazioni di tutti i giorni .

Proviamo a partire bene di buon mattino, con le idee chiare ed arriviamo a fine giornata con un piccolo bilancio, seguiamo il metodo per tre giorni consecutivi.

Il raccolto sarà molto ricco !

Chiudo il mio contributo con una considerazione di Jerome Liss che permette una accurata riflessione personale.

“L’epistemologia del rispetto riconosce che ognuno di noi possiede un’esperienza unica del mondo . Questa esperienza unica varia da persona a persona. E le nostre parole ed espressioni? Esse non sono fotografie del mondo esterno, piuttosto emergono dalla nostra esperienza interiore e ci consentono di condividerla senza dominare i nostri ascoltatori.”

 

Approfondimenti

La comunicazione ecologica, J.Liss, La Meridiana ( testo di riferimento essenziale per l’approccio comprensivo , da studiare ma soprattutto da interiorizzare)

L’apprendimento attivo. Imparare cose essenziali divertendosi, J.Liss, Armando Editore (Liss mette al centro dell’apprendimento l’individuo con il suo potenziale creativo )

Il principio dialogico, M. Buber,Ed. SanPaolo (di taglio filosofico , importante per la defizione del rapporto Io-Tu)

Io e gli altri di RD Laing Sansoni Editore (di taglio psicanalitico , mette in evidenza le implicazioni psicologiche del rapporto interpersonale )

Intelligenza emotiva D.Goleman BUR ( testo fondamentale per un approccio alla relazione umana massimamente condizionata dall’emotività)

La pragmatica della comunicazione umana, P.Watzlawick, J.Beavin, D.Jackson, Astrolabio ( testo importante per affrontare le relazioni comunicative)

Comunicazione e cambiamento, A.Fiorenza, Editrice Emilia Romagna ( libro chiaro e schematico che affronta le relazioni umane in maniera pragmatica )

Creatività e pensiero laterale, E. De Bono , BUR (l’autore si occupa del pensiero laterale e del suo rapporto con la creatività in opposizione al pensiero verticale basato sulle deduzioni logiche , il testo va a completare la visione del pensiero comprensivo che abbiamo esaminato nel testo)

Leadership. Condividere la passione, J.R.Ionassen, Gruppo Galgano , Guerrini e Associati (libello interessantissimo in cui si tratteggia un concetto di leadership armonica e condivisa)

L’arte del negoziato, R.Fisher , W.Ury, Mondatori (testo classico in materia , per partire sull’argomento della negoziazione)

I gruppi d’incontro, C.R.Rogers , Astrolabio (importante testo sulle esperienze intensive di gruppo)

Diana Pardini

Direttrice del Master in Ciba e dei progetti culturali di Eraclito 2000, Esperta Scientifica del CAFRE UNIPI , consigliera di PPOO del Consiglio Cittadino del Comune di Pisa e presidente della Commissione Lavoro, si occupa di formazione avanzata da trenta anni. Dirige la Collana Cultura e Formazione della Campano Editore. La ricerca e lo studio sono la cifra distintiva del suo operato.